di Ninni De Santis*
È notizia di oggi la proroga, questa volta importante e seria – come spiegherò successivamente – per il riversamento del bonus in R&S che il ministro Giorgetti ha richiesto come emendamento nel decreto aiuti ter. Confindustria Digitale,aveva posto queste problematiche in un incontro al MISE (con Giorgetti Ministro) per il combinato disposto Riversamenti/ certificazione Attività attraverso università e Centri di Ricerca che scuderebbe le aziende dai controlli.
La mia proposta condivisa dallo Steering Comittee di Confindustria Digitale relativo era stata
– Una proroga del termine di riversamento almeno di un anno;
– La sospensione dei controlli in corso fino alla data utile per i riversamenti.
La proroga, poi in via di concessione, consentirebbe infatti alle aziende che hanno usufruito del credito di imposta di sottoporsi a Due diligence da parte degli Enti preposti dal DPCM in corso di emanazione. Se le linee guida saranno pronte entro dicembre sembrerebbe congruo (stante anche il drammatico momento) 1 anno di tempo per farsi valutare la congruità di quanto realizzato.
Come dimostrano infatti le decine di sentenze delle CTP provinciali (e del tribunale di aosta) sul concetto di Novità contestato sistematicamente (senza competenze) dalle ADE nei controlli (peralto intimidatori effettuati anche attraverso la GDF) ci sono evidenze che dimostrano che la novità deve essere presente nei processi aziendali attraverso l’utilizzo delle tecnologie abilitanti di industria 4.0 o di nuovi processi e di nuovi prodotti “per l’azienda” e non necessariamente assoluta come prevede il manuale di Frascati. Peraltro sempre in queste sentenze si rileva che lo stesso è stato introdotto nella legge Transizione 4.0 a partire dal 2020 unitamente a quello di Oslo per l’innovazione, dando praticamente atto che fino al 2019 R&S ed Innovazione erano entrambe ammesse al contributo.
Infatti la distinzione tra le due aliquote è stata introdotta dal 2020.
Il rischio concreto per la P:A. è quello di un avvio di contenziosi temerari che comunque costano alle aziende in termini di spese legali e problemi con la emissione di cartelle esattoriali comunque esigibili e per le aziende il rischio concreto di dover pagare somme ingenti anche se si è realizzato un percorso coerente con la norma.
Per cui ci si augura che il nuovo corso Pro Impresa sbandierato dal ministro Urso e dalla premier Meloni si confermi immediatamente procedendo allo stop dei controlli (che purtroppo è ancora in corso e che fa perdere tempo alla pubblica Amministrazione alle imprese) i quali stanno provocando danni ed angosce aggiuntive di cui non se ne sente proprio il bisogno.
Inoltre ci si aspetterebbe una rivisitazione complessiva della norma, riportandola al suo spirito pro impresa, quindi facile ed intuitiva, rafforzandone le percentuali di contribuzione, che come evidenziato da un focus del dell’Ufficio Parlamentare di bilancio, con il decalage dal 2020 in poi ne ha compromesso l’utilizzo da parte delle imprese rispetto al quinquennio 15/19.
Sarebbe opportuno a mio avviso eliminare i riferimenti al Manuale di Frascati, che è impostato sulla Ricerca realizzata nel mondo dai sistemi paese e quindi risente del peso dei criteri di quella pubblica che sono assolutamente diversi da quella delle imprese, La delega al controllo ed alla certificazione a Università ed a centri di ricerca appare in questo senso ragionevole perché questo potrebbe creare quella ricerca di basi comuni tra il mondo delle imprese e quello della Ricerca che consentirebbe agli imprenditori di realizzare innovazione consapevole e metodologica avendone non solo costi ma anche benefici.
*Vice presidente ABIE – Confindustria Digitale